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ARCHITETTURA RURALE
LA MEMORIA DEL PAESE
Atti
CONFERENZA INTERNAZIONALE ICOMOS ITALIA
COMITATO SCIENTIFICO NAZIONALE ARCHITETTURA VERNACOLARE
21-22 Maggio 2022
Il Convegno ha affrontato il dibattito, tuttora aperto e vivace, che attiene al rapporto tra architettura vernacolare e rupestre con esempi che riguardano le case in grotta e le comunità che hanno continuato a riconoscersi in stili di vita rivolti a quella tradizione che in Italia ha straordinari esempi dalla Liguria alla Basilicata, dalla Campania alla Sardegna, alle realtà insulari come i“Dammusi” a Pantelleria oppure “Le case in pietra” a Ischia.
I contributi raccolti nel volume Architettura Rurale. La memoria del Paese, curato da Beatrice Messeri, testimoniano il raffronto tra esperienze e discipline diverse – dall’antropologia alla geomatica, dalla teoria e filosofia del restauro all’archeologia, dalla tecnica delle costruzioni, fino al monitoraggio satellitare dei siti georeferenziati e alle azioni di manutenzione programmata e di gestione integrata.
Il tema è stato discusso ampiamente con un approccio olistico, coinvolgendo numerosi altri Comitati Scientifici di ICOMOS come teoria e filosofia della conservazione (Theophilos), patrimonio culturale immateriale (ICICH), interpretazione e presentazione dei siti culturali (ICIP), oltre ai comitati scientifici inclusi nell’area definita di applicazione e categorie regionali (Area 4): fortificazioni e patrimonio militare (ICOFORT), patrimonio del XX secolo (ISC20C), ed altri.
Gli interventi dei numerosi relatori hanno illustrato gli sviluppi della ricerca nel campo dell’architettura rurale, riferendola rigorosamente al contesto in cui essa è stata realizzata.
L’architettura vernacolare testimonia, attraverso le sue abilità costruttive, le conoscenze tradizionali delle comunità locali, ponendo in luce il migliore uso dei materiali disponibili, evidenziando le capacità e la creatività di utilizzo dei materiali locali, a volte estremamente semplici e poveri, ma posti in opera con profonda competenza e perizia.
Newsletter 275
Care lettrici e cari lettori,
il tema del restauro funge da trait d'union dei contributi che poniamo in evidenza questa settimana. A L'Aquila, la destinazione di palazzo Ardinghelli a sede distaccata del MAXXI nobilita l'edificio e aggiunge un prezioso tassello sulla lenta e tormentata strada della riabilitazione del centro storico del capoluogo abruzzese, devastato dal sisma del 2009. Per quanto riguarda gli altri due casi, invece, azzardiamo un accostamento. Se a Roma, per il rinnovamento della Rinascente, destano qualche perplessità gli inserti ex novo "come se" li avessero concepiti Franco Albini e Franca Helg, a Bassano del Grappa, il mero consolidamento strutturale del famoso ponte ligneo è stata un'occasione persa per meglio interpretare l'originario progetto di Palladio.
Questioni di lana caprina? Forse. Ad Atene, infatti, nientepopodimenoche per l'Acropoli, non sono andati tanto per il sottile. E così, in nome dell'accessibilità ai disabili e della sicurezza (ma, più realisticamente, leggasi: in nome della massificazione turistica), è scesa una colata di cemento sulla spianata del Partenone, materializzatasi in una spessa e uniformante piastra vagamente "in tinta", comunque con pendenze di rampa degne di una pista da sci. Dimitris Pikionis, indimenticato autore delle sistemazioni delle aree di accesso alla celeberrima zona archeologica della capitale greca, si rivolterà nella tomba...
Infine, mentre prosegue la nostra inchiesta sul rapporto tra stadi, contesti urbani e tecnologie, Vi portiamo a Basilea, per un'ubriacatura di architetture da collezione, con buona pace del genius loci (nel caso mai davvero dovesse esistere...).
P.S. Nell'introduzione alla newsletter della scorsa settimana, è stata erroneamente indicata come "carioca" la cittadinanza in realtà "paulista": ma Paulo Mendes da Rocha ha sempre costruito a San Paolo del Brasile, e non a Rio de Janeiro.
Buona lettura!
Luca Gibello, direttore